gli Effetti

Il cambiamento climatico provoca pesanti effetti anche nel territorio Trentino. Non si tratta solo di piccoli fastidi che, in fondo, si possono sopportare, magari lamentandosi un po'.

Ormai a Natale non c'è mai neve. Per fortuna con i cannoni si può sciare ugualmente.

L'estate in città fa davvero troppo caldo. Senza condizionatore non si resisterebbe.

A soffrire per la crisi climatica è l'intero ambiente trentino, con gravi conseguenze che si ripercuotono nella vita di tutti noi.

la Criosfera

L'aumento delle temperature sta causando anche in Trentino una riduzione sempre più rapida della criosfera, quella parte cioè di superficie terrestre coperta da neve o ghiaccio e la parte di suolo permanentemente ghiacciato (permafrost).

la Neve

Si osserva una forte riduzione della nevosità, maggiormente evidente alle quote minori, accompagnata da una fusione anticipata della neve.

Le proiezioni future per le Alpi italiane indicano diminuzioni significative del numero di giorni con neve presente al suolo sia per lo scenario a basse che ad alte emissioni.
Alle quote comprese tra 1250 e 1750 m s.l.m., si attendono riduzioni di circa 20-27 giorni con neve a metà secolo (2041-2070) rispetto al periodo di riferimento (2001-2020), partendo da una media di circa 76 giorni.
Alle quote superiori (1750-2250 m s.l.m.), la riduzione potrebbe arrivare fino a 41-48 giorni in meno rispetto a una media di circa 166 giorni nel periodo di riferimento.

i Ghiacciai

L'estensione e la massa dei ghiacciai si stanno riducendo a causa delle temperature in aumento.

Rispetto alla fine della Piccola Età Glaciale (circa 1850), l'estensione dei ghiacciai trentini si è ridotta considerevolmente, del 60% circa fino al 2007 e del 75% secondo analisi aggiornate al 2015.

Il processo di ritiro delle masse glaciali sta accelerando, secondo quanto confermano studi recenti basati su dati satellitari e monitoraggi in situ.

Il crollo del ghiacciaio della Marmolada nel luglio 2022 è citato come esempio tragico dei pericoli associati alle rapide alterazioni dei ghiacciai dovute ai cambiamenti climatici.
Un recente studio ha catalogato i crolli glaciali caratterizzati da volumi superiori a 10.000 m3 avvenuti nelle Alpi italiane tra il 1930 e il 2022. In totale sono stati documentati 68 crolli glaciali, avvenuti principalmente in estate, con un picco di frequenza in agosto, ed stato riscontrato un forte aumento del numero dei crolli a partire dagli anni Novanta.

il Permafrost

Il permafrost (terreno permanentemente congelato), è diffuso in Trentino in alta quota, sopra i 2500 m s.l.m.

La sua presenza contribuisce a stabilizzare gli ammassi rocciosi ad alta quota ed è anche una risorsa idrica imporante. Il rischio di frane aumenta quando il permafrost diminuisce a causa dell'aumento delle temperature, mettendo a rischio la stabilità strutturale delle costruzioni d'alta quota, inclusi rifugi, siti militari storici e sentieri.

l'Acqua

L'aumento delle temperature e la variazioni delle precipitazioni stanno modificando il regime idrologico di corsi d'acqua e laghi, influenzando quantità e qualità delle risorse idriche.

La sua presenza contribuisce a stabilizzare gli ammassi rocciosi ad alta quota ed è anche una risorsa idrica imporante. Il rischio di frane aumenta quando il permafrost diminuisce a causa dell'aumento delle temperature, mettendo a rischio la stabilità strutturale delle costruzioni d'alta quota, inclusi rifugi, siti militari storici e sentieri.

le Foreste

La tempesta Vaia è diventata, in Trentino, il simbolo e lo spauracchio degli effetti devastanti del cambiamento climatico.
Le raffiche di vento improvvise, che a passo Rolle hanno superato i 217 km/h, hanno devastato intere foreste e provocato lo schianto di milioni di alberi. Il territorio Trentino porta ancora i segni della devastazione, le cui conseguenze sono tuttore in atto.

La tempesta stessa, infatti, ha creato le condizioni ideali per la grave infestazione da bostrico tipografo (Ips typographus), un parassita estremamente dannoso per le foreste di conifere, e la siccità del 2022 ha contribuito ulteriormente alla sua diffusione.

Altre minacce all vita delle piante, favorite dall'aumento delle temperature e dagli eventi estremi, includono funghi che causano marciumi radicali (Heterobasidion, Kretzschmaria deusta) e la processionaria del pino (Thaumetopoea pityocampa), che ha espanso il suo areale grazie alla condizioni termiche favorevoli.

Le di crescita nelle foreste dell'Europa meridionale e in parte centrale/settentrionale stanno peggiorando a causa dell'aumento delle temperature e della minore disponibilità di acqua nel suolo durante la stagione vegetativa, con conseguente riduzione della crescita e aumento del rischio di mortalità. Anche l'innalzamento del limite del bosco e degli areali di vegetazione sono una risposta al cambiamento climatico.

la Biodiversità

Gli habitat alpini sono particolarmente vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici che stanno causando spostamenti verso nord e verso quote più elevate nella distribuzione e composizione della flora e della fauna terrestri.

Tutto ciò comporta una variazione degli areali di distribuzione delle specie, una riduzione e frammentazione degli habitat con l'aumentare della quota e il rischio di estinzione locale di specie caratteristiche, incluse quelle endemiche.

I cambiamenti climatici rendono alcuni ambienti più vulnerabili all'ingresso di specie animali e vegetali alloctone invasive, con conseguente impoverimento strutturale e funzionale degli ecosistemi.

Le modificazioni dei cicli vitali degli organismi non influenzano solo le speice stesse, ma alterano le interazioni tra specie, ripercuotendosi sull'intero ecosistema.